venerdì 7 ottobre 2011

il flauto magico.....

Il flauto magico deriva da molte fonti. La più antica e più fondamentale fu una novella intitolata Sethos: Histoiere ou vie tiré des monuments, anecdotes de l'ancien Egypte, pubblicata nel 1731 e presto tradotta in tedesco ed in inglese, che pretendeva essere l'opera di un greco antico, ma il cui vero autore, l'abate Jean Terrasson, non rimase a lungo ignoto. Sethos tratta delle cerimonie di iniziazione e dei misteri dell'antico Egitto. Le sue idee, compresa quella del sole quale simbolo della religione illuminista e le caverne sotterranee quali simboli degli oscuri sentieri della vita, furono prontamente accettate dalla massoneria del XVIII sec.; come pure la concezione della scienza (particolarmente lo studio dei metalli e della medicina) quale libera manifestazione. Non tutti questi punti sono pertinenti al Flauto magico, naturalmente; ma lo sono ai sistemi di studio ed alla concezione del mondo accettate dall'opera: essenzialmente la filosofia della massoneria dell'Europa centrale.
Mozart era massone dal 1784; e lo era anche Schikaneder (così pure, fra l'altro, Giesecke). Sembra evidente che Il flauto magico fu specificatamente progettato come opera massonica, con l'allusione ai riti massonici. Il più palese tra questi simboli sono i tre accordi, tre volte ripetuti, che aprono l'opera che rincorrono, un po' modificati, nelle scene
rituali del secondo atto. Il numero tre ha uno speciale significato massonico: per questo le tre damigelle, i tre geni, e (nel cast originario) i tre schiavi e i tre sacerdoti; o ancora i tre templi e i tre bemolle nell'armatura in chiave di mi bemolle maggiore, la tonalità nella quale l'opera è ambientata (come molta altra musica con significati massonici).